Ed eccoci finalmente a Santa Claus, che è un personaggio di nascita americana, anzi più precisamente newyorkese. Il nome deriva dall’olandese Sinterklaas (San Nicola), portato nella colonia di Nuova Amsterdam dai suoi fondatori provenienti dai Paesi Bassi, e negli anni ‘20 dell’800 era stato immaginato come un minuscolo e arzillo vecchietto vestito alla moda olandese degli inizi del secolo precedente con tanto di tricorno, marsina e pantaloni al ginocchio. Viaggiava su una slitta in miniatura tirata da otto piccolissime renne, che lo portavano sui tetti da dove scendeva nei camini per riempire le calze dei bambini buoni. Attorno alla metà dell’800 si trasformò in una sorta di piccolo elfo paffuto e ridanciano vestito con una aderente pelliccia dal pelo corto, grazie all’influenza degli immigrati tedeschi provenienti dal Palatinato, che avevano portato con sé il ricordo del loro Belsnickel, ovvero Nicola in pelliccia.
Fu poi negli anni ‘80 del secolo che Santa Claus prese le sembianze, che oggi conosciamo. Il responsabile fu Louis Lang, che a partire dal 1873 produsse una serie di cartoline destinate al mercato inglese, in cui rese Santa Claus più alto e sostituì la pelliccia marrone con l’abito rosso bordato di bianco con tanto di citurone e stivali neri. Il successo di questa immagine fu pressoché immediato negli USA, ma la sua diffusione mondiale si deve alla pubblicità della Coca Cola realizzata dal pittore Hadden H. Sundblom agli inizi degli anni ‘30 del ‘900, che ne fissò le caratteristiche a livello mondiale.
Questa è la storia, e mi scuso per la lunghezza di quanto avete dovuto leggere. Però è stato necessario ripercorrere tutte le trasformazioni subite da questo personaggio, per potervi a questo punto fare la seguente domanda, che implicitamente pongo anche a tutti coloro che verranno a vedere la mostra: davvero non esiste Santa Claus? ne siete davvero convinti?