L’Arte è forza – Tony Gallo si racconta

Tony Gallo si racconta in un’intervista dedicata alla sua arte e all’opera che realizzerà dal 9 al 12 maggio sulla facciata del palazzo in cui ha sede l’associazione Fantalica.
L’intervento è stato curato da Silvia Greggio, storica dell’arte e amica dell’artista.

“L’essere umano si mimetizza nella natura”.

È così che prende avvio il dialogo tra Silvia e Tony il quale esprime subito la necessità di rappresentare delle storie vissute (o magari da vivere) che l’hanno emozionato e, soprattutto, che possano emozionare anche gli altri.

I suoi personaggi antropomorfi trovano origine da una mancanza personale che l’ha portato ad adottare due gatti: questo spiega le piccole orecchie che spesso caratterizzano i cappelli dei propri personaggi.
Tra le domande più gettonate, afferma lui stesso con una battuta, sicuramente trova spazio quella sul becco.
Il becco è anch’esso un travestimento che permette ai miei “gatti” di poter volare”; è così che l’artista ci introduce al suo “mondo dei sogni”.

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Come nasce l’idea di un’opera?

Tony Gallo non parte da preconcetti. Quello che lui stesso vuole esprimere emerge solo a metà lavoro. Prima di realizzare l’opera direttamente sul muro, si dedica ad una fase di progettazione: ad ogni opera corrisponde un quadro che poi prenderà vita sulla parete designata.
L’opera murale è definita come una specie di “urlo dell’altezza”.

Il fine ultimo è quello di porre lo spettatore davanti ad una domanda importante: “quanto dura l’emozione o il desiderio dell’amore verso l’altro?”.

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E’ proprio dall’emozione che prendono vita le sue opere e per questo le realizza, come lui stesso afferm, “un po’ a occhio”.
Tony Gallo, infatti, non ha una base scolastica legata alla pittura, nasce e cresce come autodidatta. Certamente ha dedicato buona parte delle proprie nottate al perfezionamento di quella che, sicuramente, è una dote innata.

Lui stesso afferma “a scuola non ero granchè e i miei insegnanti non credevano che potessi riuscire in qualcosa. Mia madre ha lottato molto e ora sono molto contento che possa mostrare quello che sono in grado di fare”.

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Ma qual è l’opera che ama di più?

Senza dubbio quella del reparto di oncoematologia pediatrica.
Indubbiamente un’esperienza che l’ha segnato non solo come artista ma soprattutto come uomo, avviando collaborazioni sempre nuove.

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Tony Gallo si è poi confrontato con i ragazzi del Liceo Artistico Pietro Selvatico che lo
affiancheranno con dei piccoli lavori durante l’esecuzione dell’opera.
Si è parlato molto di critica e di come si debba reagire ad essa.
L’artista afferma che “le opere possono piacere o meno agli altri ma questo poco conta nel momento in cui a lui hanno già donato un’emozione”.

Un’altra tematica importante è stata quella “del non sentirsi all’altezza” di fronte a un lavoro
richiesto.

Tony ha rincuorato i ragazzi nel dire che ogni lavoro è sempre una sfida in cui non esiste il cosiddetto “blocco dell’artista”, bisogna far in modo che ciò che viene rappresentato sia sempre il risultato di un’emozione. E soprattutto, deve essere un regalo per gli altri.

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“Senza mai dimenticare che in questo lavoro l’educazione viene prima di tutto”.

La street art, infatti, è da sempre legata ad un concetto (forse anche pregiudizio) di “illegalità” che poco si addice al suo modus operandi.
Molti writers decoravano i treni perché arrivano dappertutto e fanno sì che i lavori possano essere conosciuti anche altrove.
In realtà, afferma, il comune dà a disposizione i cosiddetti “muri palestra”, ovvero dei muri concessi affinchè gli artisti possano rappresentare “legalmente” quanto vogliono e, “dato il grigio delle nostre città, è giusto che ci sia del colore”.

Ci piace chiudere questa breve finestra su Tony Gallo con le sue parole:

“Mi affeziono sempre alle mie opere. L’arte per me è un modo di esprimersi, di vivere, di sognare”.

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